
15 Set Cozze di Taranto, scende in campo il sindaco: Bitetti diffida Magistà
La questione cozze di Taranto non accenna a placarsi, a scendere in campo è anche il Sindaco del capoluogo ionico, Piero Bitetti. A seguito delle dichiarazioni rese dal giornalista Vincenzo Magistà durante un’intervista televisiva trasmessa su Rai Tre, in cui si è affermato che “le cozze di Taranto sono allevate nel Mar Piccolo, inquinato dalla diossina”, il sindaco ha ritenuto necessario intervenire con fermezza. Con una formale diffida, il primo cittadino ha contestato la natura falsa e lesiva di tali affermazioni.
Egregio Sig. Vincenzo Magistà
Il sottoscritto Piero Bitetti, nella sua qualità di sindaco del Comune di Taranto, Le rappresenta che le affermazioni da Lei rese nel corso dell’intervista televisiva andata in onda su Rai Tre in cui ha espressamente dichiarato “Le cozze di Taranto allevate nel Mar Piccolo, inquinato dalla diossina” sono del tutto false, infondate e lesive dell’immagine e della reputazione di questa città, così danneggiando pesantemente la fiducia dei cittadini, operatori economici e potenziali visitatori.
Tali dichiarazioni, diffuse a mezzo di un canale pubblico e riportate su tutti social hanno immediatamente avuto un’ampia diffusione mediatica, sì da integrare una grave diffamazione assolutamente ingiustificata che non può essere tollerata.
Alla luce di quanto sopra, con il presente atto La diffido formalmente a procedere, senza indugio, alla pubblica rettifica delle affermazioni false da Lei rese, nonché ad astenersi in futuro dal diffondere informazioni inesatte o fuorvianti che possono arrecare danno all’immagine di Taranto e dei suoi prodotti tipici apprezzati e conosciuti per la loro bontà.
In difetto di un Suo tempestivo riscontro e di un’adeguata rettifica entro e non oltre 3 (tre) giorni dal ricevimento della presente, mi vedrò costretto, nell’esclusivo interesse della collettività da me rappresentata, ad adire le vie legali per la tutela dell’immagine e della reputazione della città di Taranto, sia in sede penale, per il reato di diffamazione, sia in sede civile per il risarcimento dei danni subiti, con conseguente aggravio di spese a Suo carico.