
08 Lug Ex Ilva di Taranto: sul tavolo due scenari per il futuro dello stabilimento, appuntamento al 15 luglio
Sono due gli scenari per il destino dell’ex Ilva di Taranto emersi dall’incontro di oggi a Roma, fra il ministro delle Imprese Adolfo Urso, il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, i rappresentanti delle amministrazioni locali e centrali, per cercare una via d’uscita alla crisi dello stabilimento siderurgico più grande d’Europa, a meno di 24 ore dal confronto con i sindacati e la ministra del Lavoro Marina Calderone.
Le priorità restano chiare: salvaguardare oltre 4.000 posti di lavoro diretti, accelerare il processo di decarbonizzazione e definire un intervento pubblico che assicuri un futuro allo stabilimento.
Sul tavolo, come detto, ci sono due scenari. Il primo punta a mantenere la strategicità dell’impianto con la realizzazione di tre forni elettrici alimentati da impianti DRI (Direct Reduced Iron), riducendo da 12 a 8 anni il percorso di decarbonizzazione. Ma per farlo serve garantire una fornitura costante di gas, anche tramite una nave rigassificatrice da posizionare a Taranto. Il secondo scenario, più contenuto, prevede solo la costruzione dei forni elettrici senza i DRI locali. Una scelta che, secondo Michele Emiliano, ridurrebbe drasticamente il ruolo strategico dell’acciaieria.
Il presidente della Regione ha anche chiesto di rinviare la conferenza dei servizi, temendo che il ministero dell’Ambiente possa rilasciare l’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) senza le necessarie garanzie: “Vogliamo evitare che si autorizzino gli impianti così come sono, senza vincoli sulla decarbonizzazione”.
Ma la questione resta complessa. Urso ha parlato di un incontro “decisivo” e ha chiesto chiarezza alle istituzioni locali: “La prima scelta spetta a Taranto, serve collaborazione piena tra tutti i livelli dello Stato”. Più critico il sindaco Piero Bitetti: “È troppo facile scaricare la responsabilità sulla città. Taranto ha già due siti a rischio di incidente rilevante: immaginate l’effetto domino con una nave rigassificatrice”, aggiungendo che sarebbe il caso di sottoporre le varie opzioni al Consiglio comunale.
Anche i sindacati restano in allerta. La Fiom-Cgil chiede un tavolo permanente a Palazzo Chigi e sottolinea che i 200 milioni messi a disposizione dal Governo non bastano. Intanto denunciano le condizioni critiche degli impianti: fermo l’Altoforno 2, problemi al 4, un recente incidente al 1. Senza un intervento pubblico forte, avvertono, l’obiettivo di produrre 6 milioni di tonnellate annue appare irrealizzabile.
Nonostante le tensioni, Urso parla di un “clima costruttivo” che potrebbe portare già martedì 15 luglio alla firma di un accordo storico, in grado di coniugare ambiente, salute, lavoro e industria. Emiliano, intanto, chiede anche ai leader dell’opposizione di esprimersi sui due scenari: “Non possiamo decidere da soli. Mi auguro che non ci lascino soli”.