Taranto, 13 anni dopo il sequestro dell’Ilva: “Ora serve una svolta di maturità e dialogo”

Taranto, 13 anni dopo il sequestro dell’Ilva: “Ora serve una svolta di maturità e dialogo”

Condividi la notizia

A tredici anni esatti dal sequestro degli impianti dell’Ilva, la comunità ionica si trova di fronte a un bivio cruciale. “Abbiamo bisogno di lungimiranza, dialogo vero e coraggio”, è l’appello lanciato da Giampiero Mancarelli, avvocato e membro della Commissione IPCC per l’Autorizzazione Integrata Ambientale del 2012.

“La posta in gioco è troppo alta per lasciare spazio a ideologie, fazioni e antiche contrapposizioni tra guelfi e ghibellini”, sottolinea Mancarelli. Serve, piuttosto, un confronto pragmatico, competente e aperto a tutte le sensibilità in campo.

Nel suo intervento, l’avvocato evidenzia alcuni punti chiave che dovrebbero essere al centro del dibattito:

Una chiusura non è uno spegnimento: fermare la fabbrica non significa semplicemente “chiudere il rubinetto”. Potrebbe invece generare il più grande disastro ambientale del Paese, considerando che solo il 6% delle bonifiche nei SIN è stato portato a termine.

Un modello produttivo da superare: l’attuale ciclo, seppur ridotto, non garantisce standard adeguati in termini di salute e ambiente, e si avvicina alla sua naturale conclusione con l’esaurimento degli ultimi altiforni.

DRI e acciaio green come opportunità: la tecnologia del preridotto (DRI), che consente di abbattere le emissioni nocive, merita di essere approfondita anche da chi è contrario alla continuità produttiva. Potrebbe rappresentare la chiave per una produzione sostenibile, grazie a forni elettrici che non utilizzano rottami.

Taranto come agorà democratica: la città deve tornare a essere un laboratorio sociale e ambientale, in grado di unire visioni diverse e costruire una proposta condivisa. Una sfida di maturità collettiva che può segnare una svolta storica.

Secondo Mancarelli, è necessario completare il percorso iniziato con l’AIA del 2012, che introdusse vincoli stringenti per la produzione dell’acciaio, e accompagnarlo oggi verso un cambio di paradigma.

Condividi la notizia

Redazione
redazione@studio100.it