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ENEL, PRESUNTI APPALTI TRUCCATI: ARRESTATI 5 FUNZIONARI

Cinque dipendenti Enel Produzione arrestati. Quattro domiciliari ed una custodia cautelare in carcere. I quattro ai domiciliari (Domenico Iaboni, Fabiano Attanasio, Vito Gloria e Nicola Tamburrano) sono i tecnici e addetti alla compilazione degli ‘stati avanzamento lavori’ delle ditte appaltatrici, in carcere é finito Carlo Iaboni, addetto alle relazioni esterne della centrale Federico II. Tutti devono rispondere di corruzione continuata. 

Soldi, ma anche auto, cellulari, lavori di ristrutturazione nelle case dei funzionari enel arrestati. Per un importo complessivo di circa 260.000 euro. Il tutto sempre pagato dall’imprenditore che, in cambio, aveva la garanzia di aggiudicarsi gran parte dei lavori edili, spesso trall’altro inutili, da fare nella centrale federico II di Cerano. 

 Il meccanismo consisteva nel fatto che questa ditta veniva favorita nell’aggiudicazione dell’appalto. L’addetto alle relazioni esterne gli faceva pervenire in anticipo le offerte fatte dagli altri concorrenti, suggerendo o scrivendo addirittura l’offerta che avrebbe dovuto presentare. La tangente veniva chiesta ad ogni pagamento ed era pari ad una quota del 5% dell’importo. Per recuperare i soldi spesi per la tangente l’impresa gonfiava le fatture, facendo risultare lavori mai fatti ed utilizzando materiale scadente per le opere realizzate. A questo si aggiungevano richieste di assunzione di personale fino a quando la ditta non ce l’ha fatta piú, ha rotto con Enel e si é trovata estromessa dalle gare di appalto tanto che, nel marco scorso, l’imprenditore minaccio di lanciarsi nel vuoto da un nastro trasportatore della centrale. Fu allora che decise  di rivolgersi prima alla polizia e poi ai vertici nazionali dell’Enel che hanno registrato il colloquio ed interessato la Procura. Questo avveniva nel gennaio 2017. L’impressione, dicono gli inquirenti, é che si tratti di un sistema e non di un episodio isolato, dal momento che all’inizio della storia furono i funzionari Enel a contattare l’imprenditore offrendogli l’affare illecito e non viceversa. 
L’inchiesta, condotta dai militari della Guardia di Finanza, é stata coordinata dai pm Milto De Nozza e Francesco Carluccio.
Di Fabrizio Caianiello

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