(ANSA) – ROMA, 22 NOV – I finanzieri del Comando provinciale di Roma, coordinati dalla procura capitolina, hanno eseguito il sequestro preventivo dei sistemi di misurazione di prodotti petroliferi installati in numerosi depositi e raffinerie di Eni in 13 Regioni. Secondo l’accusa sarebbero stati evasi 10 milioni di euro relativi al pagamento delle accise – le tasse sui carburanti – su 40 milioni di litri di prodotti petroliferi. Ci sarebbero 18 indagati. Eni assicura di essere estranea alle “presunte condotte illecite» e si considera parte lesa.
Le Fiamme Gialle hanno agito in esecuzione di un decreto emesso dal Gip del Tribunale di Roma. Il Nucleo di Polizia Tributaria – si legge in un comunicato – «ha valorizzato anche le parallele e convergenti attività investigative affidate dalle Procure di Prato e Frosinone ai Reparti del Corpo di Firenze e Frosinone, in particolare su condotte illecite commesse, in particolare, nella delicata fase dell’estrazione dai depositi fiscali di Gpl, gasolio e benzina, momento in cui sorge il debito d’imposta».
Attraverso l’esame della documentazione e dei supporti informatici sequestrati, i controlli su strada della movimentazione dei carburanti e le consulenze tecniche disposte dalla magistratura, è stato accertato il mancato pagamento delle accise. La frode sarebbe stata realizzata con la manomissione degli strumenti di misurazione (“testate”) e dei sigilli posti dall’Amministrazione finanziaria per renderli immodificabili; inoltre con la modifica delle variabili di volume, temperatura e densità dei carburanti e l’alterazione informatica delle “testate», anche «da remoto». Ciò ha comportato la commercializzazione di quantitativi di carburanti superiori a quelli realmente estratti dai depositi e risultanti dalla documentazione contabile, con la conseguente immissione in consumo di prodotti in evasione d’imposta, secondo la Finanza.
Tra gli indagati ci sono direttori, responsabili operativi e dipendenti di depositi e raffinerie, funzionari di uffici metrici, ai quali sono state contestate violazioni del testo unico sulle imposte sulla produzione e sui consumi e del codice penale. «Eni ha costantemente fornito all’autorità giudiziaria la massima collaborazione, con l’intento di chiarire le proprie ragioni a sostegno della correttezza del proprio operato“: l’azienda chiede di usare i misuratori per non fermare l’attività.(ANSA).
