(AGI) – Roma, 13 lug. – Sono “non fondate” le questioni di
legittimita’ sollevate dalla Regione Puglia sul decreto del
2016 riguardante il completamento della procedura di cessione
dei complessi aziendali del gruppo Ilva. Lo ha deciso la Corte
Costituzionale che, con una sentenza depositata oggi, ha
respinto il ricorso della Regione in cui si rilevava che “la
disposizione censurata, nel dettare le modalita’ di modifica o
di integrazione del Piano delle misure e delle attivita’ di
tutela ambientale e sanitaria, adottato con un dpcm del 14
marzo 2014, avrebbe escluso il coinvolgimento della Regione
interessata, anche nella sola forma tenue del parere non
vincolante”. Tale esclusione, secondo la Regione Puglia,
violava alcuni articoli della Costituzione, nonche’ il
“principio di leale collaborazione”. Secondo la Consulta,
invece, “la natura di azienda di interesse strategico
nazionale, le ricadute delle vicende che hanno riguardato lo
stabilimento Ilva di Taranto sul piano occupazionale,
ambientale, sanitario ed economico, la necessita’ di
perfezionare le procedure di trasferimento a terzi delle
attivita’ aziendali del gruppo Ilva in amministrazione
straordinaria e di armonizzare la tempistica delle misure di
tutela ambientale con l’autorizzazione all’esercizio d’impresa
sono tutti elementi – si legge nella sentenza depositata oggi –
che denotano la necessita’ di intervenire urgentemente in
questioni di pubblica utilita’, con misure ‘ad hoc’, come del
resto gia’ era avvenuto nel passato e come ritenuto da questa
Corte con la sentenza 85 del 2013”. Alla luce di tali
considerazioni, concludono i ‘giudici delle leggi’, “la nuova
procedura di modifica e integrazione del Piano delle misure e
delle attivita’ di tutela ambientale e sanitaria non appare
priva di giustificazione sul piano costituzionale ne’, tanto
meno, irragionevolmente discriminatoria”. (AGI)
