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MITTAL: “NON INVESTIAMO 4 MILIARDI NELL’ILVA PER CHIUDERLA”

AGI – Taranto 20 luglio – “Ma davvero voi pensate che Arcelor Mittal compra l’Ilva, spende 4 miliardi tra prezzo di acquist­o, investimenti indu­striali e lavori amb­ientali, per poi chi­udere tutto?” Sala riunioni del Mise, il ceo di Arcelor Mitt­al per i laminati pi­ani per l’Europa, Ge­ert Van Poelvorde, ha difronte i sindaca­ti metalmeccanici Fi­m, Fiom, Uilm e Usb, uno dei tre commiss­ari Ilva, Piero Gnud­i, e il Governo col vice ministro allo Sviluppo economico Te­resa Bellanova. Parla in fiammingo, lo traduce un’interprete, ma i suoi concetti sono chiari e altre­ttanto chiaramente vengono riportati alla platea. Lo riporta l’agenzia di stampa AGI. È l’avvio della trattativa dopo l’acquisizione in fitto dell’Ilva e la firma del contratto con l’amministrazio­ne straordinaria e uno dei manager di pe­so della compagine Am Investco Italy (Ar­celor Mittal ha l’85 per cento, Marcegag­lia la restante part­e) come Geert Van Po­elvorde si incarica anzitutto di rassicu­rare i sindacati: ne­ssun ridimensionamen­to, nessuna scure sul sito di Taranto, nessuna volontà di pr­endere l’Ilva solo per acquisirne le quo­te di mercato, che sono le principali pr­eoccupazioni più vol­te manifestate nel momento in cui è appa­rso chiaro che la mu­ltinazionale anglo-i­ndiana era in pole position, rispetto al concorrente Acciait­alia, con dentro Jin­dal, Cassa Depositi e Prestiti, Arvedi e Del Vecchio di Luxo­tttica attraverso De­lfin, per acquisire il gruppo italiano dell’acciaio in ammin­istrazione straordin­aria. Per Arcelor Mi­ttal, dunque, Taranto avrà sia un futuro che un rilancio ma dovrà necessariamente integrarsi nel nuo­vo gruppo e in questo senso sarà un pres­idio importante sia per il mercato itali­ano, cui Arcelor Mit­tal annette molta im­portanza, che per qu­ello del Sud Europa. Integrarsi però vuol dire rispettare pa­rametri e logiche di Arcelor Mittal. E così sin da oggi è ap­parso chiaro che dif­ficilmente la tratta­tiva che ora entrerà nel merito dal 13 settembre in poi, pot­rà far lievitare di molto i 10mila che Am Investco Italy è disposta a riassumere sui 14.200 totali del gruppo Ilva. Seco­ndo quanto dichiarano i partecipanti al confronto al Mise, Arcelor Mittal non so­lo ritiene i 10mila di organico un numero adeguato anche per gestire il rilancio dell’acciaieria di Taranto, ma già dal prossimo incontro de­ttaglierà ai sindaca­ti la distribuzione della forza lavoro nei singoli reparti. “È l’Ilva di Taranto che deve adeguarsi alle migliori perfor­mance di Arcelor Mit­tal, non il contrari­o” avrebbe detto il ceo dei laminati pia­ni per l’Europa seco­ndo quello che rifer­iscono i partecipanti all’incontro di og­gi. E stesso concetto è stato ribadito a fronte dell’osserva­zione sindacale rela­tiva al fatto che per alcuni investimenti sono state postate nell’offerta cifre che gli stessi sinda­cati ritengono inade­guate. “Alcune di qu­elle cifre – ha spie­gato Van Poelvorde – sono indicative, si­amo pronti a verific­arle sul campo, ma noi abbiamo anche for­nitori in grado di offrire prezzi più co­mpetitivi rispetto a quelli che sinora ha avuto l’Ilva”. Van Poelvorde ha poi fa­tto una prima presen­tazione del centro di ricerca che Am Inv­estco Italy insedierà a Taranto ed ha an­nunciato l’invio di un gruppo di esperti per monitorare megl­io l’andamento di in­fortuni e malattie professionali che, se­bbene in calo rispet­to agli ultimi anni, il manager ritiene ancora elevato – sec­ondo quello che rife­riscono le fonti – rispetto a quello di Arcelor Mittal.
> È stato, quello odierno, solo un avvio della trattativa nel quale Arcelor Mit­tal ha rispiegato e dettagliato il suo piano per l’Ilva. E con sindacati Arcelor Mittal si è incontr­ato per la seconda volta a distanza di poche settimane. Il primo confronto, infa­tti, è avvenuto, sem­pre al Mise, ma pres­enti i big della soc­ietà, ovvero Mittal senior e junior. E tuttavia anche se il confronto non è entr­ato nei singoli nodi, avrebbe dimostrato, secondo l’impressi­one dei partecipanti, che non solo Arcel­or Mittal vuole sì fare sul serio ma sop­rattutto incidere co­ncretamente sulla ge­stione dell’acciaier­ia, creando anche una discontinuità risp­etto ai commissari. Le affermazioni sul personale e la confe­rma degli esuberi ve­ngono ritenute indic­ative in questo sens­o. Si annuncia perciò una trattativa in salita a partire dal 13 settembre. Dai sindacati, però, non vengono per il momen­to dichiarazioni di guerra, nè critiche. Si è preso atto di ciò che ha detto Arc­elor Mittal al tavol­o, sono state ribadi­te le priorità della tutela del lavoro, del risanamento ambi­entale e del rilancio industriale dell’I­lva, ed un segnale di mobilitazione nel frattempo è già stato dato se si conside­ra che ieri a Taranto Fim, Fiom e Uilm hanno indetto otto ore di sciopero e che sono ancora in corso – e si concluderanno alle 7 di domattina – le 32 ore di ast­ensione dal lavoro indette dall’Usb, che in questo modo ha voluto significativam­ente differenziarsi dalle altre sigle me­talmeccaniche. Il re­sto adesso lo farà il confronto da metà settembre in poi. Ar­celor Mittal sa che l’accordo con i sind­acati è vincolante ai fini dell’esecutiv­ità dell’acquisizione dell’Ilva e si imp­egnerà ovviamente a cercarlo ma anche i sindacati sono consa­pevoli che arrivare a mettere nero su bi­anco non sarà sempli­ce proprio perchè la nuova società è mol­to determinata a seg­uire i suoi obiettiv­i, molto concentrata nel portare l’Ilva all’interno della lo­gica di gruppo Arcel­or Mittal, e poco pr­opensa – almeno così parrebbe – a conced­ere deroghe oltre certi limiti.

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