Il pubblico ministero tarantino, attualmente sospeso dal servizio, dovrà scontare 12 anni e sei mesi di reclusione per concussione e corruzione. Questa la sentenza della corte d’appello di Potenza, dopo circa cinque ore di camera di consiglio nell’ambito del processo di secondo grado.
La pena inflitta dal tribunale nel maggio 2014 era di 15 anni ma è stata ridotta alla luce della prescrizione di alcuni capi d’imputazione e di alcune attenuanti. Secondo l’accusa, il magistrato avrebbe approfittato del suo ruolo per influenzare la vita politica e amministrativa di Castellaneta, dove è nato. Alla base un conflitto di vecchia data con il senatore Rocco Loreto, ex sindaco di quel comune. Assieme a Di Giorgio sono stati condannati l’ex sindaco Italo D’Alessandro il suo segretario factotum Agostino Pepe. Altri due anni per l’imprenditore Giovanni Coccioli, per l’ex capo dei vigili Francesco Perrone e il pescatore Antonio Vitale. Prosciolto per prescrizione Alessandro Mongelli, nipote di Di Giorgio.
L’inchiesta era stata condotta dei carabinieri di Potenza, coordinati dal pm Laura Triassi, dopo l’esposto di un ex assessore di Castellaneta che aveva raccontato di aver spinto alle dimissioni un consigliere comunale, nel 2001, ipotizzando un possibile arresto di alcuni familiari per droga da parte dello stesso Di Giorgio. Dimissioni che avrebbero causato le elezioni anticipate, agevolando un amico del pm come D’Alessandro.
