Bitetti – Tacente: ultima mano. Attenti, col calcio non si bluffa

Bitetti – Tacente: ultima mano. Attenti, col calcio non si bluffa

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Calcio e campagna elettorale. Un’insalata, una Caesar Salad. Un classico, intramontabile, di quelle che non stancano mai, di quelle che quando le ordini sai di non sbagliare. Poi olio, tanto olio, da non confondere con l’odio, anch’esso fluido, capace di viaggiare sui binari invisibili dell’etere ma che tutto sommato, poco ed annacquato a dovere non è riuscito a pizzicare più del dovuto. Accettabile, dai. Schermaglie dialettiche da tenere a mollo fino a venerdì sera, tocca poi mescolare il tutto, condire, salare garantendo alla pietanza il classico sapore in salsa social. Et voilà.

La sfida per diventare il nuovo inquilino di palazzo di città passa inevitabilmente attraverso un richiamo strettamente pasoliniano a quell’oppio dei popoli, il cui sentiment molto spesso risulta essere più viscerale e identitario di quanto non sia la religione. Calcio quindi, come arma di distruzione (e distrazione, ndr) di massa, calcio al centro del dibattito, ancora il benedetto calcio come materia del contendere, con gli astanti che seppur ad onor del vero pare all’anagrafe non risultino iscritto al registro degli afecionados del pallone a tinte rossoblu, promettono vicinanza ad una tifoseria dilaniata non solo dagli oltre trent’anni di assenza dalla dalle sale da ballo artistocratiche, ma anche e forse soprattutto dal vergognoso oblio con i quali si è dovuto fare i conti negli ultimi dodici mesi.

Ora, chiamatelo testa a testa senza che nessuno si picchi (non in senso fisico, non ne abbia a male, s’intende), la scena si trasforma. Scoppia il pallone e si passa ai motori, con Bitetti che mette la freccia, prova l’allungo e attraverso l’attualissimo rito del reel rimarca come: “Il calcio a Taranto abbia bisogno di un nuovo inizio” –  e che – “Da sindaco incontrerà subito FIGC e la società che detiene il titolo sportivo per porre un punto definitivo con un cronoprogramma chiaro e concreto”. Apprezzabile l’idea, da approfondire la ratio del passaggio sulla vecchia società ma nel complesso la strategia non buca, restando nel mare magnum del “poi vediamo”. Tacente, controsterza, si mette in scia e prova a sorpassare, rimarcando istituzionalmente mezzo nota stampa, che “time is out”. Si lega al dito la promessa di vigilare parlando di bando pubblico al fine di individuare una nuova società capace di rappresentare con serietà e trasparenza la città, interloquendo con la Figc, coinvolgendo i tifosi. E pure su questo siamo d’accordo, ma il dubbio anche in questo caso resta. Non soddisfa.

Serve un piano che possa garantire al Taranto di diventare (non di tornare, ndr) grande, e serve subito. Serve un progetto che poggi su basi solide, reali, servono imprenditori che siano interessati al territorio ma che allo stesso tempo restituiscano alla città. Serve una classe politica capace di parlare la loro stessa lingua e di fare gli interesse di una comunità che non è mai stata capace di prendersi indietro quello che le sarebbe spettato anche in termini di welfare (sportivo e non).
Serve tutto questo e serve già dalla tarda sera di lunedì 9 giugno. Non ho il minimo dubbio sul fatto che siate già pronti.

Faccia a faccia con una sola fiches da giocarsi su un tavolo, quello del calcio, sul quale paradossalmente la città non transige. Niente scherzi quindi, il pallone a Taranto, specialmente in questo periodo non è un gioco da ragazzi.

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Dario Gallitelli
sport@studio100.it


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